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19 marzo - Roma

S. Giuseppe nella preghiera, nell’arte e nella cucina

In occasione dell'apertura dell'anno di San Giuseppe, la comunità di Roma si è riunita per omaggiare il Santo con l'esposizione di alcune immagini che lo ritraggono nell'arte. San Giuseppe è il Santo dell'azione e nell'arte si mostrano le sue azioni per custodire Gesù e Maria. San Giuseppe è caro alla nostra famiglia religiosa e in quest'anno particolare vogliamo contemplarlo nell'arte per imparare da lui che ciò che vale non sono le parole, ma una dedizione incondizionata per la messe che il Signore ci ha affidato. Quest'iniziativa è la prima, ma nel corso dell'anno leggeremo durante la lettura spirituale i scritti del padre fondatore inerenti a San Giuseppe e il messaggio di Papa Francesco ogni mercoledì come seconda lettura ai vespri. San Giuseppe custodisca e protegga la nostra famiglia religiosa e ci indichi sempre la via del silenzio e dell'azione.

Semi di Parola

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Mc 10,17-30)
Tra la gente che incontra Gesù c’è un giovane che con la sua domanda va dritto al cuore: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”; che tradotto significa: “Cosa devo fare per essere felice?”. Gesù sembra non lasciarsi colpire subito da una domanda del genere. Sa bene che chi vuole essere felice quasi mai fa innanzitutto tutto il possibile. Seguire i comandamenti significa innanzitutto fare tutto il possibile con le mie forze per essere felice. A noi piace la felicità ma quasi mai piace la fatica che essa comporta. Ma questo giovane sbaraglia Gesù, lui è uno che i comandamenti li ha sempre seguiti fin da piccolo. Non è uno che fa propositi ma uno che si impegna, un ragazzo concreto. Gesù si innamora con uno sguardo di questo ragazzo affidabile: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!"”. Dopo che hai fatto tutto il possibile l’unica cosa che può renderti felice è liberarti da tutto ciò che ti trattiene. Il possesso noi lo cerchiamo perché ci dia sicurezza, invece il possesso ci trattiene dall’essere felici. Ma neanche questo giovane è capace di tanto. Non basta essere buoni, serve essere anche liberi per essere felici. «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». Ecco perché arriva un momento in cui sale sulle nostre labbra una preghiera quasi disperata: «E chi mai si può salvare?». Proprio al limitare di questa nostra incapacità inizia davvero il cristianesimo: “Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio»”. Ciò che Gesù ci chiede non poggia sulle nostre capacità, ma sulla fiducia che è Dio stesso che ci rende capaci di ciò che ci domanda. È da questa fiducia che tutto inizia, e tutto diventa possibile.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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