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12 Febbraio - Roma

Benedizione dei locali ristrutturati dell’infermeria

Il Covid19 non ci ha permesso di benedire i locali ristrutturati dell’infermeria della Comunità di Roma, ma la presenza delle nostre sorelle anziane e malate ha benedetto quotidianamente questi ambienti permettendo loro una vita più serena, attraverso un accudimento personalizzato e tanta vicinanza fraterna. Cinque di loro in questi due anni si sono già incamminate nella casa del Padre e anche per loro abbiamo pregato con tanta fiducia nella loro immersione nella luce eterna di Dio. Una celebrazione semplice e fraterna con la partecipazione della Madre generale e delle consorelle della Casa generalizia, della Madre Provinciale con la comunità di Marino, del personale dell’infermeria e tutte le Consorelle di Roma. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Parroco, don Antonio Di Tuoro,rcj, seguita dalla benedizione delle consorelle inferme e dei vari locali ristrutturati. Il momento finale è stato un momento di fraternità all’insegna del canto “Paradiso, paradiso!” e un buffet preparato con cura dalla nostra consorella suor M. Flora Ulaj.

Semi di Parola

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Mc 10,17-30)
Tra la gente che incontra Gesù c’è un giovane che con la sua domanda va dritto al cuore: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”; che tradotto significa: “Cosa devo fare per essere felice?”. Gesù sembra non lasciarsi colpire subito da una domanda del genere. Sa bene che chi vuole essere felice quasi mai fa innanzitutto tutto il possibile. Seguire i comandamenti significa innanzitutto fare tutto il possibile con le mie forze per essere felice. A noi piace la felicità ma quasi mai piace la fatica che essa comporta. Ma questo giovane sbaraglia Gesù, lui è uno che i comandamenti li ha sempre seguiti fin da piccolo. Non è uno che fa propositi ma uno che si impegna, un ragazzo concreto. Gesù si innamora con uno sguardo di questo ragazzo affidabile: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!"”. Dopo che hai fatto tutto il possibile l’unica cosa che può renderti felice è liberarti da tutto ciò che ti trattiene. Il possesso noi lo cerchiamo perché ci dia sicurezza, invece il possesso ci trattiene dall’essere felici. Ma neanche questo giovane è capace di tanto. Non basta essere buoni, serve essere anche liberi per essere felici. «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». Ecco perché arriva un momento in cui sale sulle nostre labbra una preghiera quasi disperata: «E chi mai si può salvare?». Proprio al limitare di questa nostra incapacità inizia davvero il cristianesimo: “Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio»”. Ciò che Gesù ci chiede non poggia sulle nostre capacità, ma sulla fiducia che è Dio stesso che ci rende capaci di ciò che ci domanda. È da questa fiducia che tutto inizia, e tutto diventa possibile.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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