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06 Giugno 2023 - IL CAPITOLO DELLA PROVINCIA

“NOSTRA SIGNORA DELLA GUARDIA” FIGLIE DEL DIVINO ZELO

Nella giornata di oggi abbiamo celebrato la memoria del Padre Fondatore, Annibale Maria Di Francia, solennizzato la liturgia e invitato un nostro confratello rogazionista per celebrare l’eucaristia. Riunite in aula capitolare, siamo entrate nel vivo delle finalità del capitolo: fare proposte per il progetto triennale della Provincia Nostra Signora della Guardia. Dopo la lettura del verbale riferito alla giornata precedente, la Superiora Generale ha presentato il tema all'ordine del giorno e sciolto l'assemblea per dare inizio ai lavori di gruppo. Siamo, dunque, ritornate in aula per la lettura delle varie sintesi e per giungere a un testo unico. Alle 12:15 Padre Pasquale Albisinni ha celebrato la Santa Messa e, commentando il libro di Tobia, ci ha invitate a leggere, in questi giorni di comunione e di discernimento, ogni cosa con gli occhi di Dio. Il Signore ci ha convocate qui per mostrarci nuovi orizzonti e per darci la capacità di vedere meglio le cose. Invochiamo, quindi, dal Signore la grazia di vedere l'essenziale cioè la persona che ci sta davanti, una persona creata ad immagine di Dio, quell'immagine che non scompare mai e che dobbiamo restituire a Dio stesso. Nel pomeriggio abbiamo proseguito i lavori capitolari. La benedizione con la reliquia del nostro Fondatore ha concluso la preghiera dei vespri e l’adorazione eucaristica vocazionale nella cripta ha completato la giornata.

Semi di Parola

XVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Di una cosa sola c’è bisogno (Lc 10,38-42).
Come capita spesso con la bibbia, molti episodi o frasi vengono fraintese lungo la storia. Questo è uno dei brani evangelici interpretati peggio, in quanto usato per distinguere due modi di essere cristiani, due vocazioni: quella attiva, di chi rimane nel mondo, facendo i conti con i necessari compromessi, e quella contemplativa, la migliore tra le due, in quanto ci si dedica totalmente a ciò che i maestri spirituali chiamavano opus Dei. La traduzione italiana va in quella direzione, in quanto vuol far intendere che, in fondo, Marta fa del suo meglio per servire Gesù, come fanno del proprio meglio quelli che devono stare nella società per produrre beni che ritornano utili anche a coloro che invece si dedicano totalmente a Dio; ricordando, però, che chi è come Maria ha scelto la parte migliore tra le due, la vocazione che più avvicina a Dio. Niente di più fuorviante; nella lingua originale è scritto che Maria ha scelto la parte buona, l’unica positiva. In cosa consiste? Se si comprende bene il modo di dire del linguaggio antico, “essere seduti ai piedi” di qualcuno significa essere suo discepolo. Maria, infatti, dice il vangelo, ascoltava la parola stando ai piedi di Gesù. Un ascolto da intendere in senso forte come obbedienza, facendo di quella Parola il criterio delle proprie scelte. Marta no: per lei il criterio è la propria esaltazione nell’unico ruolo che era riconosciuto a quei tempi per la donna: quello domestico. Ma in quell’essere indaffarata di Marta c’è ogni attività umana non finalizzata alla costruzione del regno di Dio, ogni darsi da fare per costruire un monumento a sé stessi o per dominare gli altri. Maria, nell’intenzione dell’evangelista, ha compiuto un gesto rivoluzionario non perché non faceva nulla ma perché ha fatto qualcosa di inaudito per una cultura in cui la Parola o la Torah non poteva essere insegnata alle donne; un tempo in cui i maestri potevano avere solo discepoli uomini. Allo stesso tempo, l’ascolto della parola da parte di Maria ai piedi di Gesù è in realtà la metafora non di un’apatica e passiva contemplazione ma della vitalità di chi lotta per costruire il regno di Dio, impegnandosi per la giustizia sociale e la difesa della dignità umana.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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