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08 Giugno 2023 - IL CAPITOLO DELLA PROVINCIA

“NOSTRA SIGNORA DELLA GUARDIA” FIGLIE DEL DIVINO ZELO

Oggi il compleanno della Superiora Generale, Madre Maria Elì Milanez, è stata un’occasione per la Provincia NSG di allargare gli orizzonti a tutta la Congregazione. Infatti nella prima mattinata, ci siamo ritrovate dietro la porta della camera della Madre e, collegate sulla piattaforma zoom con tutte le comunità del mondo, abbiamo realizzato un primo momento di festa nella gioia della fraternità, in un grande abbraccio di affettuosi auguri verso la Superiora Generale che tutte ci rappresenta. Giunte in aula, in collegamento internet con tutte le comunità della Provincia, Madre Elì ha letto la relazione conclusiva e ha dichiarato ufficialmente chiuso il II Capitolo Provinciale. Questa giornata, dunque, è stata caratterizzata da due grandi e significativi abbracci: quello dell’intero Istituto verso la Madre Generale nell'occasione del suo compleanno e quello della Madre che abbraccia una porzione d’Istituto, la Provincia “Nostra Signora della Guardia”, definendola Provincia Madre perché qui tutto è nato e di qui tutto è partito attraverso le vite di Annibale Maria Di Francia e Madre Maria Nazarena Majone. Nel pomeriggio la Superiora Generale ha annunciato i nomi del nuovo Consiglio della Provincia NSG costituita da Italia, Albania e Rwanda: Madre M. Teolinda Salemi, Superiora Provinciale, Sr Mary Chaco, Sr Patrizia Stasi, Sr Marianna Bolognese, Sr Giuseppina Musumarra e Sr Corinna Russo come economa. Nella gratitudine per il servizio svolto dai membri del Consiglio Provinciale uscente, accogliamo con gioia il nuovo Governo implorando il dono dello Spirito Santo.

Semi di Parola

Pasqua di Risurrezione - Non avevano ancora compreso la Scrittura (Gv 20,1-9).
Nel racconto della scoperta della tomba vuota fatto da Giovanni, manca un elemento presente negli altri vangeli: le parole di angeli o di un misterioso giovane che annunciano la risurrezione di Gesù. Dopo la corsa fatta da Pietro e dal discepolo amato, si dice che quel discepolo “vide e credette”, pur senza aver incontrato Gesù risorto o un angelo che glielo annunciasse. La diversità del racconto nasce dal fatto che esso si rivolge ad una generazione lontana dai fatti e, a differenza degli altri evangelisti, preferisce non riportare solo i dati della tradizione ma rispondere alla domanda: come si può credere senza aver fatto l’esperienza delle apparizioni? Non solo credere, ma seguire gli insegnamenti di Gesù anche a costo di mettere a rischio la propria vita o le relazioni sociali. La risposta è nel riferire la reazione del discepolo senza nome (che non è solo un discepolo reale ma anche il simbolo di ogni credente futuro): vide una tomba vuota e credette, cioè, ebbe la consapevolezza che la morte non aveva vinto. Ma c’è un altro elemento altrettanto importante: le Scritture, quello che noi chiamiamo Antico Testamento, la cui centralità è annotata anche da san Paolo quando dice: “E’ risorto il terzo giorno secondo le Scritture”. La risurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere che tutti avrebbero potuto incontrare per strada (come invece sembra essere avvenuto nel caso di Lazzaro) ma la consapevolezza, da parte di chi si è aperto con fiducia alle promesse di Gesù, che la morte non ha avuto l’ultima parola ma Gesù è pienamente presente e operante a fianco di Dio. Per avere questa certezza non è bastata qualche visione (anche gli antichi avevano la percezione che alcune visioni potevano essere ingannevoli) ma è stata essenziale la riflessione sulla Parola come promessa certa di Dio. L’iniziale dubbio dei discepoli, annotato da tutti i vangeli, è segno che hanno dovuto fare un percorso di ascolto della Parola e di richiamo alla memoria delle parole di Gesù, proprio come siamo chiamati a fare noi che viviamo duemila anni dopo quei fatti. A chi ha la forza di non farsi distrarre dai rumori di un mondo iperconnesso dove parole sempre più vuote si sprecano e c’è un’inflazione di immagini di tutti i tipi , risulta illuminante la beatitudine detta da Gesù a Tommaso, che ascolteremo la domenica dopo Pasqua: “Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto”. In una cultura in cui si afferma la necessità di vedere per credere, Gesù ci dice che è necessario credere (cioè, avere fiducia) per vedere, mettere in moto quelle ragioni del cuore che la ragione da sola non può capire.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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