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Una giornata con gli educatori delle comunità

“Mamma e Bambino”

L’incontro inizia con i saluti della Madre Generale madre Maria Eli Milanes e con la Madre Provinciale madre Teolinda Salemi. La giornata viene introdotta da suor Mary Chacko (responsabile del settore educativo). Vengono accolti tutti i presenti calorosamente, le madri superiori, le consorelle, le psicologhe, i coordinatori e gli educatori delle comunità di Borgo, Firenze, Genova, Montepulciano, Oria e Trani, che per professione o per vocazione, accompagnano le mamme e i loro figli nel riconoscere il proprio potenziale e nel riprendere un po’ di fiducia in sé e negli altri, permettendole di riemergere da stati di sofferenza o condizioni di fragilità. Nell’incontro è stato possibile ammirare e promuovere la variabilità di profili e competenze dei professionisti che operano in questi contesti, la ricchezza e la complessità̀ dell’agire educativo tra adulti e bambini insieme, e anche una certa distanza fra i discorsi sul proprio ruolo e le pratiche osservate nei contesti coinvolti. L’obiettivo di questo incontro era appunto, quello di avviare un confronto per rielaborare una serie di vissuti, socializzare con pensieri ed emozioni attraverso un momento di condivisione e di stimolo per una conoscenza reciproca. Condividendo idee e unendo comunitariamente bisogni, problematiche, fatiche e il valore di questa missione.

Semi di Parola

Corpus Domini – Anno C - Recitò la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero (Lc 9,11-17).
Il racconto della moltiplicazione dei pani, in tutti i vangeli, riecheggia quanto Gesù ha fatto nell’ultima cena, fondamento dell’atto centrale del culto cristiano, cioè l’Eucaristia. L’accostamento non è dovuto alla semplice ripetizione dei gesti di Gesù ma alla riflessione degli evangelisti e delle loro comunità, dove si aveva piena consapevolezza dello stretto legame tra i gesti del rito e le azioni della vita quotidiana dei cristiani. Come a dire che il culto ha senso solo se è l’espressione rituale della vita del credente: il gesto della condivisione del pane eucaristico deve essere il riflesso della condivisione nelle relazioni non solo tra i credenti ma con ogni essere umano. Non è secondario il fatto che, mentre i gesti rituali dell’Eucaristia sono avvenuti all’interno della cerchia ristretta dei discepoli di Gesù, la moltiplicazione dei pani sia stata fatta per una folla anonima di persone che erano andate da Gesù nella loro indigenza per avere una parola di consolazione e di speranza e verso le quali la risposta di Gesù non consiste solo in parole ma in un gesto di servizio. Di quelle persone tante sono tornate alle loro vite consolate o forse anche un po’ deluse perché si aspettavano annunci eclatanti di cambiamento. Solo un piccolissimo gruppo di coloro che hanno ascoltato Gesù ha conservato la memoria di Lui dopo al sua morte, ricominciando quasi da zero la predicazione del Regno di Dio iniziato con la sua risurrezione; con la gratuità del suo gesto, che non chiedeva in cambio un’adesione a un gruppo di seguaci, Gesù ha indicato uno stile a coloro che hanno conservato la sua memoria e che si sono definiti chiesa: i gesti di servizio non devono essere improntati al calcolo di un eventuale tornaconto, ma devono essere l’espressione concreta dell’esperienza di amore gratuito ricevuto da quel Dio che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, senza calcolo e misura. Forse per questo tutti gli evangelisti sottolineano che del pane avanzarono molti pezzi fino a riempire dodici ceste: la gratuità di Dio verso di noi non ha misura e tale deve essere la disponibilità del discepolo verso gli altri.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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