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2 - 5 marzo

WEEKEND VOCAZIONALE a “VILLA S. MARIA” Trani BA

Dal 2 al 5 marzo 2019 abbiamo vissuto a Trani -Villa S. Maria la seconda tappa del cammino “Come se vedessero l’invisibile”: Sognare – Rischiare – Testimoniare. Il tema del weekend infatti è stato: “Chi non rischia, non cammina!”. Nella prima tappa del nostro percorso, ci siamo messe in ascolto dei nostri sogni, del desiderio profondo che ciascuno porta in sé, un desiderio che viene acceso da chi e da ciò che si incontra. È quella spinta vitale che preme dentro di noi e che ci fa concentrare le nostre energie nel tendere verso qualcosa che sentiamo molto importante per la nostra vita. All’origine di qualsiasi scelta c’è un’attrazione positiva… Scegliere allora è rischiare per qualcosa che ci attrae e che ci rende felici, e la scelta non si baserà su decisioni esterne (mi impegno per un vantaggio, per paura, per non sentirmi in colpa…) e nemmeno su motivazioni sociali come la pressione di un gruppo o la tradizione… In questa seconda tappa ci siamo concentrate sul coraggio di scegliere, di rischiare nel seguire i propri sogni o il sogno che Dio ha su di noi. Ci siamo lasciate guidare da alcune figure bibliche di donne coraggiose, e da chi ha saputo giocarsi la vita puntando tutto sull’amore di Dio: Madre M. Nazarena Majone. Al weekend vocazionale hanno partecipato giovani provenienti da Campobasso, Casavatore (NA), Manfredonia (FG), Messina e Trani (BT). Le animatrici vocazionali Sr M. Annalisa Decataldo, Sr M. JainArackal, Sr M. Letizia Salpietro, Sr Marianna, Sr M. Patrizia, Sr M. Sensiana assieme a Sr M. Carolina, responsabile del Settore Rogate della Provincia, hanno animato i diversi momenti, in un clima di fraternità gioiosa, mettendo a servizio del Signore i propri talenti.

Semi di Parola

Pasqua di Risurrezione - Non avevano ancora compreso la Scrittura (Gv 20,1-9).
Nel racconto della scoperta della tomba vuota fatto da Giovanni, manca un elemento presente negli altri vangeli: le parole di angeli o di un misterioso giovane che annunciano la risurrezione di Gesù. Dopo la corsa fatta da Pietro e dal discepolo amato, si dice che quel discepolo “vide e credette”, pur senza aver incontrato Gesù risorto o un angelo che glielo annunciasse. La diversità del racconto nasce dal fatto che esso si rivolge ad una generazione lontana dai fatti e, a differenza degli altri evangelisti, preferisce non riportare solo i dati della tradizione ma rispondere alla domanda: come si può credere senza aver fatto l’esperienza delle apparizioni? Non solo credere, ma seguire gli insegnamenti di Gesù anche a costo di mettere a rischio la propria vita o le relazioni sociali. La risposta è nel riferire la reazione del discepolo senza nome (che non è solo un discepolo reale ma anche il simbolo di ogni credente futuro): vide una tomba vuota e credette, cioè, ebbe la consapevolezza che la morte non aveva vinto. Ma c’è un altro elemento altrettanto importante: le Scritture, quello che noi chiamiamo Antico Testamento, la cui centralità è annotata anche da san Paolo quando dice: “E’ risorto il terzo giorno secondo le Scritture”. La risurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere che tutti avrebbero potuto incontrare per strada (come invece sembra essere avvenuto nel caso di Lazzaro) ma la consapevolezza, da parte di chi si è aperto con fiducia alle promesse di Gesù, che la morte non ha avuto l’ultima parola ma Gesù è pienamente presente e operante a fianco di Dio. Per avere questa certezza non è bastata qualche visione (anche gli antichi avevano la percezione che alcune visioni potevano essere ingannevoli) ma è stata essenziale la riflessione sulla Parola come promessa certa di Dio. L’iniziale dubbio dei discepoli, annotato da tutti i vangeli, è segno che hanno dovuto fare un percorso di ascolto della Parola e di richiamo alla memoria delle parole di Gesù, proprio come siamo chiamati a fare noi che viviamo duemila anni dopo quei fatti. A chi ha la forza di non farsi distrarre dai rumori di un mondo iperconnesso dove parole sempre più vuote si sprecano e c’è un’inflazione di immagini di tutti i tipi , risulta illuminante la beatitudine detta da Gesù a Tommaso, che ascolteremo la domenica dopo Pasqua: “Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto”. In una cultura in cui si afferma la necessità di vedere per credere, Gesù ci dice che è necessario credere (cioè, avere fiducia) per vedere, mettere in moto quelle ragioni del cuore che la ragione da sola non può capire.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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