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1 luglio 2019 - Marino

Giornata della memoria per ravvivare la nostra fede ed il nostro amore a Gesù Sacramentato.

Ci auguriamo che, come desiderava Padre Annibale, Gesù Sacramentato sia davvero per ogni nostra comunità e per ciascuna Figlia del Divino Zelo, il centro amoroso delle nostre giornate, il nostro tesoro, il nostro TUTTO. Con questo spirito si è voluto celebrare la giornata del 1° luglio nella sede di Marino, a cui ha partecipato, alla celebrazione eucaristica delle ore 18.00 ed alla processione conclusiva lungo i viali del giardino, un gruppo di Consorelle della comunità di Roma.

Semi di Parola

Esaltazione della Santa Croce - Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio (Gv 3,13-17).
In questa affermazione del vangelo di Giovanni c’è il succo della rivelazione cristiana. A che servono la bibbia, la tradizione, gli insegnamenti dei vari predicatori e tutte le riflessioni, fatte nella storia, sulla persona di Gesù e sul mistero del Dio trinitario? Solo a ricordare quest’unico concetto: l’amore infinito di Dio per le sue povere creature piene di contraddizioni e debolezze, capaci di fare tanto male ai propri simili e persino di distruggere per voracità e avidità la casa in cui abitano, cioè il nostro piccolo pianeta, quest’atomo opaco di male, come lo definì Giovanni Pascoli. È questa l’unica verità che pervade le Scritture sia in modo esplicito che figurato; tutto il resto è contorno. Tutto vince l’amore, diceva Virgilio e quest’amore ha il volto concreto di Gesù di Nazaret che è venuto ad annunciare Dio non solo e non tanto con le parole ma soprattutto con i suoi gesti di solidarietà e vicinanza agli ultimi, agli scarti della società del suo tempo e, attraverso coloro che ne hanno accolto il messaggio, agli scarti delle società di ogni tempo. Dio non ha inviato il Figlio a condannare ma a salvare: l’immagine che meglio può descrivere è quella del naufrago sballottato dalle onde che viene soccorso da chi ha non solo la possibilità di farlo ma il dovere, per la legge del mare (oggi così rimessa in discussione). Anche Dio ha sentito il dovere, non tanto verso di noi ma verso sé stesso, di salvarci dal non senso in cui continuamente ci immergiamo pensando di poter fare a meno di Lui e della sua legge d’amore. San Paolo intende così la giustizia di Dio: non quella di un giudice in tribunale che dall’alto del suo scranno emette sentenze, ma la fedeltà di Dio alla promessa fatta di benedire ogni popolo e ancor di più al soffio di vita che ha donato all’uomo a cui non è sufficiente la vita biologica fatta di cibo e riproduzione, come dice Tommaso d’Aquino, ma è necessaria la vita eterna, quella stessa di Dio di cui ognuno uomo, ci ricorda Agostino, ha nostalgia. Pensando a tutto il tempo speso da noi cristiani per fare i guardiani della morale pubblica e per proibire qualsiasi cosa a chi abbiamo pensato fuori dal gregge e vedendo invece che ciò che c’è da sapere su Dio e su noi è già tutto scritto e detto da duemila anni, fa capire il perché per molti il cristianesimo non dice più nulla: in realtà non parlando dell’amore di Dio, fole, indistruttibile, non ha niente da dire. L’uso distorto delle parole di Dio che sta avvenendo in questo tempo, un uso che produce vittime innumerevoli sia per le guerre che per l’emarginazione attuata da devoti crudeli, ci deve riportare alla consapevolezza che, se la croce di Gesù non è per tutti segno di speranza, non lo è per nessuno e chi crede di difenderla con crociate e crocifissioni in realtà sta bestemmiando l’amore di Dio.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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