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24 gennaio – Roma

Gli alunni della scuola A. M. Di Francia danno inizio alla festa della Madre M. Nazarena

Nella mattinata si sono susseguiti gli incontri delle singole classi su Madre M. Nazarena, l’omaggio floreale degli alunni della scuola primaria nella sala centrale della scuola davanti al quadro della Madre M. Nazarena, e le visite al “Laboratorio della Madre Nazarena”. I ragazzi hanno cantato l’inno di Madre Nazarena e sono stati contenti di ricevere un ciondolo con l’immagine della Madre e la scritta “Noi due Gesù!”. Hanno imparato bene che la Madre Nazarena è vissuta in questa casa nei suoi ultimi mesi di vita e con gioia sperano, assieme a noi, di saperla presto Santa. Ormai è una Madre loro grande amica!

Semi di Parola

III Domenica di Avvento – Anno A - Il più grande fra i nati di donna (Mt 11,2-11).
Gesù aveva grande ammirazione per Giovanni perché lo riteneva un uomo che non cedeva a compromessi con il potere. Se Giovanni si trovava in prigione è perché aveva criticato apertamente Erode e, se anche se Erode lo temeva e forse poteva essere manipolato dal suo carisma, Giovanni non ne ha approfittato ed ha preferito abitare piuttosto nel deserto e fuori dai palazzi che contano perché credeva nelle sue idee e non barattava il servizio a Dio con privilegi illusori. La grandezza di Giovanni emerge anche dalla sua crisi e dai suoi dubbi: non ha avuto paura né vergogna di chiedere a Gesù se era realmente la risposta a tutte le sue attese, la motivazione che ha condizionato la sua vita fino a metterlo ora in pericolo di morte. Gesù indirettamente lo conferma descrivendogli ciò che lui sta compiendo, quelle opere che sono segno dell’irruzione del Regno di Dio: la guarigione dei malati e la centralità dei poveri e degli ultimi. Forse Giovanni si aspettava dei segni più eclatanti, il rovesciamento radicale delle strutture di ingiustizia della società; tuttavia, già la storia di Israele prima di Cristo, con la lotta dei fratelli Maccabei con cui si era affermato un governo fatto in nome di Dio con dei re sacerdoti, aveva dimostrato che le buone intenzioni inziali avevano lasciato il posto ad una dinastia che si reggeva sulla violenza e il dispotismo, gli Asmonei, che avevano portato poi al potere Erode e i figli, che facevano anche peggio dei predecessori. L’unico modo per combattere e vincere la violenza, quindi, è non compierne altra; Gesù ha deciso di percorrere l’unica strada che può portare al cambiamento: il servizio e la cura delle membra sofferenti dell’umanità. È questa la vera rivoluzione che può salvare, non quella dell’uso della forza, anche se si pensa di difendere la giustizia e la dignità umana; e questo vale anche per tutte le rivoluzioni fatte in nome dei poveri che hanno causato solo lutti e istaurato regimi totalitari. Ecco perché il più piccolo del Regno di Dio è più grande di Giovanni: solo accettando la logica di Dio, che non si impone con la forza ma con l’amore si può creare un mondo nuovo. Il cinismo di chi vede solo il sopruso dei forti impedisce di vedere l’altra faccia della storia: è vero che il mondo è attraversato dalla violenza ma è altrettanto vero che tanti hanno fatto una scelta diversa e hanno impedito all’umanità di precipitare nel caos. Se si guarda a queste persone, i piccoli del regno di Dio, che nel linguaggio cristiano si chiamano santi ma che potremmo definire persone giuste, anche se non appartengono ad una religione specifica, ci possiamo accorgere che c’è ancora spazio per la speranza, come Gesù ha voluto far comprendere a Giovanni.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo