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Lo dicono i bambini:

a Casavatore andrà tutto bene

#restaacasa. Lo slogan che ormai ci accompagna da più di un mese e che in sé racchiude così tanti sentimenti che me lo immaginerei come una diga in piena che sta per strabordare. Ma per i nostri bambini RESTA A CASA cosa significa? RESTA…la parola ed azione che ognuno di loro preferirebbe quando incontrano, desiderano o purtroppo sognano mamma e papà! CASA… non sanno rispondere, sono confusi, oppure danno una propria interpretazione all’idea di casa calda ed accogliente con i genitori che ti accarezzano e ti dicono stringendoti forte #ANDRATUTTOBENE! E QUINDI PERCHE NEGARGLIELO?! Siamo tutti uguali, figli di Dio ed aventi gli stessi diritti! Quindi noi dell’Istituto Figlie del Divino Zelo di Casavatore ci siamo impegnati ancora una volta con tutte le nostre energie positive, per far sì che questo periodo per i nostri bambini trascorra come una serie di momenti felici nella “famiglia” che per il momento è stata scelta per loro. Una giornata all’insegna dell’informazione per sconfiggere l’animaletto “CORONA”, seguendo le regole e dimostrando quanta forza l’essere umano può trasmettere partendo da un gesto sociale ed unendoci a tutti gli altri. Un lenzuolo grandissimo con disegnati i visi dei nostri bambini, un enorme arcobaleno creato con le loro mani colorate di gioia ed ingenuità accompagnate dai tratti rosei del viso della Madonna, Madre di tutti che ci accompagna lungo il nostro cammino. Tempere, pastelli, urla, gioia, giochi, scherzi, questi sono i nostri piccoli…uomini e donne del futuro che noi dell’Istituto ci impegniamo a formare trasmettendo i valori che un giorno potranno aiutarli a garantirsi un futuro migliore! Siamo sicuri che ne usciremo più forti ed uniti di prima. Educatrice professionale Daiana Marotta

Semi di Parola

II Domenica di Avvento – Anno A - Venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto (Mt 3,1-12).
In un’epoca in cui apparire è tutto, fa riflettere la strana scelta di Giovanni il Battista di andare a predicare nel deserto. Si badi bene: non a ritirarsi come un eremita ma proprio a predicare, proponendo un insegnamento nient’affatto facile da comprendere perché parla di necessità di convertirsi prima che venga il giudizio di Dio; un giudizio che non guarda in faccia a nessuno, che non riconosce privilegi o popoli eletti ma solo il compimento o meno della giustizia sociale, come sappiamo dal vangelo di Luca. Che cosa spingeva le persone ad andarlo a cercare ed ascoltare nel deserto? Ancora di più, che cosa ha spinto Gesù ad andare da Giovanni diventando di fatto suo discepolo e raccogliendo il suo testimone nell’annuncio dopo l’arresto di questo predicatore scomodo? Certo, lo stile e il contenuto della predicazione di Gesù saranno diversi: Gesù non si ferma in un luogo ma va incontro alle persone, soprattutto ai più deboli ed emarginati; nelle sue parole prevarranno la consolazione e l’amore; eppure, è proprio Giovanni che ha fatto muovere Gesù dal suo piccolo villaggio per incontrarlo nel deserto e da lì non tornare più indietro nell’anonimato della sua vita precedente. Il motivo forse è solo questo: Giovanni non è solo un predicatore, un maestro di belle parole, ma un testimone credibile e coerente, sulla scia degli antichi profeti, soprattutto Elia, da cui prende il suo modo di vestire. Elia non aveva timore di criticare il potere anche rischiando la propria vita; anche Giovanni farà lo stesso e, infatti, subirà il martirio da parte di chi usa il proprio potere non per servire ma per servirsi del popolo. In un’epoca in cui molti tacevano per quieto vivere, per non disturbare il manovratore, c’era qualcuno che non stava al gioco ed è per questo che, anche se stava nel deserto, faceva rumore e spingeva le folle a muoversi per andare ad ascoltarlo e a farsi dire in faccia anche la propria complicità con chi commetteva ingiustizie. Giovanni, come i profeti prima di lui, era la coscienza critica del suo tempo, come dovrebbero essere coloro che si occupano di comunicazione e di cultura nel nostro tempo ed invece preferiscono, come dice un profeta, dire cose che non danno fastidio, purché ricevano qualcosa da mettere tra i denti. Sono stati la coerenza e il coraggio di Giovanni a portare Gesù ad uscire allo scoperto reinterpretando in modo personale il messaggio ascoltato ed andando oltre lo stesso Giovanni. Gesù, poi, ha detto ai suoi discepoli che, grazie allo Spirito, avrebbero fatto le stesse cose che Lui ha fatto, anzi, ne avrebbero fatte di più grandi. Quando siamo tentati di fuggire nel deserto del nostro mutismo ricordiamoci delle parole dure ma vere di Giovanni che esortava a dare il meglio di sé per obbedire a Dio e trasformare il mondo. Gesù lo ha fatto; tocca ai suoi discepoli non fermare il cambiamento.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo