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ORIA

IL CENTRO SAN BENEDETTO DA SEMPRE PARTE DELLE TRADIZIONI ORITANE

Tutti conoscono la Città di Oria per il maestoso Castello, che si erge proprio di fianco alla nostra storica Casa di San Benedetto, la quale oggi comprende una Comunità Educativa per Minori, una Comunità Alloggio "dopo di noi" per donne con deficit mentale lieve, e un Centro Socio-Educativo per Minori. Il Castello Svevo di Federico II ha fatto sognare e viaggiare con la fantasia i cittadini, tanto che nel lontano 1967, un gruppo di oritani facenti parte della Pro Loco di Oria, ideò quello che sarebbe diventato l'evento più importante dell'estate: il Corteo Storico di Federico II - Torneo dei Rioni. L'evento è arrivato alla sua 53° edizione; quello che pochi sanno è che nei primi anni della manifestazione, sono state proprio le nostre suore Figlie del Divino Zelo dell'Istituto San Benedetto a donare il palio che sarebbe stato conteso dai quattro Rioni della città (Castello, Giudea, Lama e San Basilio). Infatti nel 1969 e nel 1970, quando la manifestazione era ancora alla sua terza e quarta edizione, l'Istituto fece dipingere e realizzare da De Quarto il drappo da donare al Rione vincitore (nel 1969 vinse il Rione Lama, mentre nel 1970 il Rione San Basilio). Questo dimostra come la nostra Comunità San Benedetto e la Congregazione FDZ facciano da sempre parte e siano una componente importante delle tradizioni di Oria. Rosalba Carbone Volontaria PADIF Oria Animatrice del Centro San Benedetto Segretaria della Pro Loco Oria

Semi di Parola

VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C Beati voi, guai a voi (Lc 6, 17.20-26)
A differenza del vangelo di Matteo, quello di Luca riporta meno beatitudini (solo quattro rispetto alle nove di Matteo) ma ad esse aggiunge anche quattro “guai”, un modo tipico dei profeti di rivolgersi a chi trasgrediva i comandamenti di Dio non per decretarne la condanna ma per fare su di essi un lamento, in quanto chi non accoglie la volontà di Dio si elimina da solo. La cosa interessante è che sia le beatitudini che i guai sono rivolti a una sola categoria: i discepoli. Sono essi che, di volta in volta, possono essere poveri o ricchi, affamati o sazi, oggetto di odio oppure di esaltazione ed applausi. Il messaggio di Gesù è semplice: anziché passare il tempo a dare ad altri la patente di santo o nemico di Dio, dobbiamo partire anzitutto da noi stessi, interrogandoci se apparteniamo alla categoria dei poveri o dei ricchi, di chi ha fame e solidarizza con chi ha fame oppure se stiamo dalla parte dei ricchi e di chi affama e di chi calpesta la dignità umana, soprattutto dei più deboli. Gli Atti degli Apostoli, scritti sempre da Luca, ci raccontano che, accanto a chi si faceva solidale con i poveri, c’era anche chi faceva finta oppure chi trafficava le cose sacre per denaro (il famoso Simone da cui viene il termine simonia). Lo sguardo di Gesù, però, va oltre e giunge fino ai nostri tempi, in cui la comunicazione è veloce e pervasiva e spesso si inseguono i like o i sondaggi e si cercano le piazze piene con eventi spettacolari anziché mettersi semplicemente accanto a chi si affanna a sopravvivere nel disinteresse di coloro che possiedono beni a tal punto che non sanno neppure come sperperarli. La foto che scimmiotta l’Ultima Cena in cui si vede uno di questi tipi circondato da predicatori che si dicono cristiani e si fanno fotografare in atto benedicente con ostentato misticismo, ci dice come Gesù ci aveva visto lungo già duemila anni fa.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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