Ultime Notizie

ORIA

IL CENTRO SAN BENEDETTO DA SEMPRE PARTE DELLE TRADIZIONI ORITANE

Tutti conoscono la Città di Oria per il maestoso Castello, che si erge proprio di fianco alla nostra storica Casa di San Benedetto, la quale oggi comprende una Comunità Educativa per Minori, una Comunità Alloggio "dopo di noi" per donne con deficit mentale lieve, e un Centro Socio-Educativo per Minori. Il Castello Svevo di Federico II ha fatto sognare e viaggiare con la fantasia i cittadini, tanto che nel lontano 1967, un gruppo di oritani facenti parte della Pro Loco di Oria, ideò quello che sarebbe diventato l'evento più importante dell'estate: il Corteo Storico di Federico II - Torneo dei Rioni. L'evento è arrivato alla sua 53° edizione; quello che pochi sanno è che nei primi anni della manifestazione, sono state proprio le nostre suore Figlie del Divino Zelo dell'Istituto San Benedetto a donare il palio che sarebbe stato conteso dai quattro Rioni della città (Castello, Giudea, Lama e San Basilio). Infatti nel 1969 e nel 1970, quando la manifestazione era ancora alla sua terza e quarta edizione, l'Istituto fece dipingere e realizzare da De Quarto il drappo da donare al Rione vincitore (nel 1969 vinse il Rione Lama, mentre nel 1970 il Rione San Basilio). Questo dimostra come la nostra Comunità San Benedetto e la Congregazione FDZ facciano da sempre parte e siano una componente importante delle tradizioni di Oria. Rosalba Carbone Volontaria PADIF Oria Animatrice del Centro San Benedetto Segretaria della Pro Loco Oria

Semi di Parola

III Domenica di Avvento – Anno A - Il più grande fra i nati di donna (Mt 11,2-11).
Gesù aveva grande ammirazione per Giovanni perché lo riteneva un uomo che non cedeva a compromessi con il potere. Se Giovanni si trovava in prigione è perché aveva criticato apertamente Erode e, se anche se Erode lo temeva e forse poteva essere manipolato dal suo carisma, Giovanni non ne ha approfittato ed ha preferito abitare piuttosto nel deserto e fuori dai palazzi che contano perché credeva nelle sue idee e non barattava il servizio a Dio con privilegi illusori. La grandezza di Giovanni emerge anche dalla sua crisi e dai suoi dubbi: non ha avuto paura né vergogna di chiedere a Gesù se era realmente la risposta a tutte le sue attese, la motivazione che ha condizionato la sua vita fino a metterlo ora in pericolo di morte. Gesù indirettamente lo conferma descrivendogli ciò che lui sta compiendo, quelle opere che sono segno dell’irruzione del Regno di Dio: la guarigione dei malati e la centralità dei poveri e degli ultimi. Forse Giovanni si aspettava dei segni più eclatanti, il rovesciamento radicale delle strutture di ingiustizia della società; tuttavia, già la storia di Israele prima di Cristo, con la lotta dei fratelli Maccabei con cui si era affermato un governo fatto in nome di Dio con dei re sacerdoti, aveva dimostrato che le buone intenzioni inziali avevano lasciato il posto ad una dinastia che si reggeva sulla violenza e il dispotismo, gli Asmonei, che avevano portato poi al potere Erode e i figli, che facevano anche peggio dei predecessori. L’unico modo per combattere e vincere la violenza, quindi, è non compierne altra; Gesù ha deciso di percorrere l’unica strada che può portare al cambiamento: il servizio e la cura delle membra sofferenti dell’umanità. È questa la vera rivoluzione che può salvare, non quella dell’uso della forza, anche se si pensa di difendere la giustizia e la dignità umana; e questo vale anche per tutte le rivoluzioni fatte in nome dei poveri che hanno causato solo lutti e istaurato regimi totalitari. Ecco perché il più piccolo del Regno di Dio è più grande di Giovanni: solo accettando la logica di Dio, che non si impone con la forza ma con l’amore si può creare un mondo nuovo. Il cinismo di chi vede solo il sopruso dei forti impedisce di vedere l’altra faccia della storia: è vero che il mondo è attraversato dalla violenza ma è altrettanto vero che tanti hanno fatto una scelta diversa e hanno impedito all’umanità di precipitare nel caos. Se si guarda a queste persone, i piccoli del regno di Dio, che nel linguaggio cristiano si chiamano santi ma che potremmo definire persone giuste, anche se non appartengono ad una religione specifica, ci possiamo accorgere che c’è ancora spazio per la speranza, come Gesù ha voluto far comprendere a Giovanni.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo