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21 Novembre 2020 - Kabutare

Professione perpetua di Suor M. Epiphanie Mukarutayire

Nel giorno della presentazione al Tempio della B.V. Maria, Suor M. Epiphanie, emette la sua Professione religiosa perpetua, consacrata dal Signore per sempre. La giovane Sorella ha trascorso, nella sua formazione, anche alcuni anni nelle comunità dell’Italia, ed ora con gioia e coraggio mette tutte le sue energie a servizio della comunità e della chiesa rwandese. Le siamo compagne di cammino con l’augurio più bello di condividere ogni momento della sua vita a servizio di Dio e il Prossimo!

Semi di Parola

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Era un Samaritano (Lc 17,11-19).
L’evangelista Luca ha molto a cuore i Samaritani che, come dice lo stesso Gesù, pur credendo nello stesso Dio, erano considerati stranieri, con l’aggravante di essere scismatici perché non rendevano culto a Dio a Gerusalemme. Luca presenta come modello di servizio al prossimo il buon Samaritano e sottolinea come tra i guariti l’unico che va a ringraziare Gesù è uno di loro. Negli Atti Gesù dirà ai discepoli che devono evangelizzare anche la Samaria e se ne descriverà la prima predicazione. Per questo evangelista i Samaritani sono un simbolo di chi crede in Dio ma non si sottopone alle regole giudaiche, anticipando così la chiamata dei pagani (altri stranieri rispetto al giudaismo) alla fede tramite Pietro ma soprattutto tramite Paolo. I Samaritani, come anche i pagani, abitavano nella Terra d’Israele ma erano considerati ospiti scomodi, fastidiosi e poco tollerati, nonostante anche loro abitavano da secoli quella terra. Si potrebbe dire: nulla di nuovo sotto il sole. Anche oggi, infatti, c’è una situazione simile in quella terra: c’è chi crede nel Dio della bibbia e usa quella fede per considerare straniero chi non è come lui fino al punto di tollerarne l’annientamento o desiderarne l’espulsione. Gli storici antichi raccontano diversi episodi di massacri perpetrati a danno dei samaritani o anche di interi gruppi di pagani che abitavano nella Palestina, come anche si racconta dell’intolleranza verso i giudei da parte di altri gruppi. La predicazione di Gesù prima, e di alcuni cristiani come Paolo dopo, è andata nella direzione del superamento delle barriere etniche o religiose dicendo che ormai con Gesù è stato abbattuto il muro che divideva i giudei dagli altri e Paolo arriva a dire che i non ebrei non sono più stranieri né ospiti ma famigliari di Dio. È questa la sfida che il cristianesimo ha lanciato alla propria radice giudaica, presentando un Dio che non fa distinzione tra gli esseri umani perché tutti sono creati da Lui. Anzi, paradossalmente, ci dice il vangelo di oggi, quelli che si sentono più vicini hanno perso la capacità di ringraziare perché non sentono di aver ricevuto un dono, come ad esempio i comandamenti, ma pensano che tutto sia loro dovuto, che siano gli ebrei che si vantano della legge e della terra o i cristiani che si vantano di avere garantita la salvezza. Chi è lontano ed è spesso disprezzato, invece, comprende bene quando c’è qualcuno che lo guarda, come ha fatto Gesù, con empatia e accoglienza, facendo sentire quell’amore totale di Dio per tutti gli esseri umani perché suoi figli.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo