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15 Giugno - Oria

Festa di Fine Anno all’infanzia e al nido

Martedì 15 giugno e giovedì 17 si è svolta la festa di fine anno rispettivamente dell’Asilo Nido “Madre Nazarena Majone e della scuola dell’Infanzia Paritaria “Annibale Maria di Francia”. La nostra scuola, nel territorio Orietano, gode di notevole considerazione anche per le rappresentazioni teatrali che svolgiamo a conclusione di ogni anno scolastico. Quest’anno, però, dovendo ottemperare alle norme anti-contagio, abbiamo dovuto pensare a qualcosa di diverso. E’ così, che nella pineta della nostra struttura, abbiamo invitato, in giorni differenti, i genitori degli alunni dell’asilo nido e i genitori degli alunni dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia. I bambini hanno sfilato sulle note dell’inno nazionale, e dopo aver recitato pensieri di fine anno scolastico, abbiamo svolto la cerimonia di consegna di una medaglia e del diploma come simbolo della conclusione del primo percorso scolastico . I bambini hanno indossato una toga e un cappellino, preparato dal collegio docenti. Le famiglie, hanno mostrato entusiasmo e partecipazione, e dopo aver assistito alle performance dei nostri piccoli, hanno vissuto un momento di convivialità, durante il quale le famiglie hanno potuto interagire tra di loro e anche con il corpo docente presente. Ad allietare ancora di più le nostre serate, ci hanno pensato le mascotte di Minnie e Topolino. I bambini, tra stupore e curiosità, hanno vissuto momenti di gioia e tutti noi abbiamo viaggiato un po’ con la fantasia. Siamo orgogliose di accompagnare i “nostri” bambini nel loro percorso di crescita, perché siamo convinti che per essere una buona scuola non c’è bisogno di impartire solo nozioni didattiche, ma c’è bisogno soprattutto di formare il loro cuore. Un ringraziamento è stato rivolto da parte di Sr. Dolores a nome della Superiora per aver scelto la nostra scuola, un ringraziamento ai genitori abbiamo rivolto, alle famiglie per aver creduto nella nostra professionalità, per aver affidato i loro figli alle nostre cure e per essere stati , presenti alle iniziative proposte dalla nostra scuola. La coordinatrice didattico-educativa Dott.ssa Daniela Franco

Semi di Parola

XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Chi è il mio prossimo? (Lc 10,25-37).
Mentre per un israelita, dopo secoli di riflessione sull’unicità di Dio è abbastanza semplice sapere chi è Dio, poiché lui stesso si presenta come il liberatore di Israele, già all’inizio dei comandamenti, è meno semplice stabilire chi sia il prossimo. C’era, ai tempi di Gesù, una setta ebraica che viveva isolata nei pressi del Mar Morto, per la quale il prossimo (che significa: il più vicino) era solo un membro della setta stessa, mentre tutti gli altri, non solo i non ebrei ma anche gli ebrei non appartenenti alla setta erano l’altro, il nemico, il maledetto da Dio. Non erano solo gli ebrei a pensarla così, ma già solo nell’impero romano i greci disprezzavano i non greci, chiamati barbari e i romani disprezzavano i popoli che avevano sottomesso (tranne forse i greci ma solo per la loro superiorità culturale). Il caso più emblematico di odio viscerale era quello tra i giudei e i vicini samaritani, considerati scismatici perché adoravano lo stesso Dio ma in un luogo diverso da Gerusalemme; lo stesso odio che c’è, ad esempio, tra sunniti e sciiti nel mondo islamico. Oggi in quella terra, dove i samaritani esistono ma sono una minoranza irrilevante, il dramma si consuma tra ebrei e palestinesi con le conseguenze tragiche a cui assistiamo. Si capisce la provocazione di Gesù, in risposta all’esperto di religione ebraica, nell’indicare come prossimo un samaritano e invertendo addirittura i ruoli: non è l’ebreo che deve accogliere il samaritano ma è il samaritano che, senza guardare all’identità del sofferente, lo accoglie e se ne prende cura. Come a dire: ricordati caro esperto del Dio di Israele che prima o poi potresti essere tu ad avere bisogno che qualcuno ti soccorra e in quel momento difficilmente staresti a valutare se il soccorritore è uno dei tuoi o meno; ciò che importa è essere salvato. È questo che invita a fare Gesù per risolvere i conflitti umani: mettiti nei panni di chi giudichi altro per appartenenza etnica o sociale o ad gruppo minoritario per identità di genere; quindi chiediti cosa vorresti quando sei in necessità: rispettare i confini e gli steccati o ricevere l’aiuto necessario? La parabola del samaritano non è altro che l’illustrazione concreta della regola d’oro che Gesù ha formulato per la prima volta in modo positivo: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa è la Legge e i profeti, cioè questa è l’unica forma di religione gradita a quel Dio che pensi di conoscere.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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