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Famiglia Cristiana

10 marzo 2022, pagg. 66-67

Grazie alle Sorelle della Comunità di Palermo "Testimoni di balsamo nelle periferie". Il Santo Fondatore, Annibale M. Di Francia, ci ripete: lo zelo è il fervore della carità. e loro rispondono: Grazie al lavoro di "INSIEME" .... Il Signore della Messe, renda questo "BALSAMO" efficace e Risanante.... (suor M. Giuseppina Prinzi, fdz) É lo zelo del Rogate che continua ad operare (suor M. Nora L. Acquiatan, fdz)

Semi di Parola

V Domenica di Pasqua – Anno C - Come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,31-33a.34-35).
Nel momento in cui Gesù pronuncia queste parole è appena avvenuta la lavanda dei piedi: un gesto impensabile in una cultura in cui è l’inferiore che svolge servizi umili per il superiore. L’insegnamento sull’amore modellato sullo stile di Gesù riecheggia altre parole del Maestro, registrate in altri vangeli: chi vuol essere il primo sia l’ultimo; chi governa sia come colui che serve; il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire. È tutta qui la logica del vangelo: non il dominio ma la cura; non l’esaltazione ma l’abbassamento. In questo modo si diventa imitatori di Dio stesso che essendo il primo, Colui che è sopra tutto e tutti, nel suo agire può solo abbassarsi. L’amore di cui parla il vangelo (l’agàpe) va solo in una direzione: verso l’altro, mai si rivolge a sé stesso, proprio come fa Dio nei confronti del mondo ma anche all’interno del suo mistero d’amore che è la Trinità. La chiesa, intesa come comunità di coloro che testimoniano questo tipo di amore, è riflesso della Trinità perché nelle relazioni si vive la gratuità reciproca (ovviamente questo vale per come Dio desidera la chiesa, non per la sua realizzazione storica dove spesso invece prevalgono sete di potere e di dominio sugli altri, cosa che si manifesta persino nei segni visibili che distinguono i ruoli, codificati in quei tempi in cui il potere mondano si arrogava di essere emanazione della potestà di Dio). Anche oggi, nonostante la desacralizzazione del potere, rinasce la tentazione di ritenersi un’emanazione del divino (l’America è solo ultima in ordine di tempo) e ci si arroga l’autorità di interpretare persino le parole di Gesù in chiave antiumana (come chi dice che l’amore del prossimo riguarda solo la stretta cerchia dei propri affetti, giustamente criticato da chi ora si chiama Leone XIV). Per resistere e combattere questa strumentalizzazione, ancora una volta i discepoli sono chiamati a testimoniare la gratuità dell’amore e il primato del servizio sull’esempio di Gesù che non ha lavato i piedi solo agli amici (che di lì a poco lo avrebbero rinnegato e abbandonato) ma anche a chi, come Giuda, aveva già in animo di consegnarlo ai nemici. Se il criterio dell’amore è Cristo, nessuno può essere escluso in linea di principio: persino i nemici sono compresi. Il limite non è dato dal numero dei destinatari (praticamente infinito) ma solo dalla nostra incapacità di andare fino in fondo come invece ha fatto Gesù.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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