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04 Gennaio 2024

GUIDATI DALLE STELLA

Il giorno 4 gennaio sr M. Caterina insieme agli educatori, incontra il gruppo giovani per due pomeriggi consecutivi, riflettendo sul senso del tempo che Dio ci dona...Nel pomeriggio del 5 gennaio si è svolto il pellegrinaggio ai presepi di alcune chiese nel centro di Palermo, sulle orme dei Magi cercando e lasciandosi trovare dalla Vera Stella, Gesù. Ritrovandosi nella Chiesa di San Domenico davanti al presepe hanno concluso il loro pellegrinaggio con un breve momento di preghiera.

Semi di Parola

XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Chi è il mio prossimo? (Lc 10,25-37).
Mentre per un israelita, dopo secoli di riflessione sull’unicità di Dio è abbastanza semplice sapere chi è Dio, poiché lui stesso si presenta come il liberatore di Israele, già all’inizio dei comandamenti, è meno semplice stabilire chi sia il prossimo. C’era, ai tempi di Gesù, una setta ebraica che viveva isolata nei pressi del Mar Morto, per la quale il prossimo (che significa: il più vicino) era solo un membro della setta stessa, mentre tutti gli altri, non solo i non ebrei ma anche gli ebrei non appartenenti alla setta erano l’altro, il nemico, il maledetto da Dio. Non erano solo gli ebrei a pensarla così, ma già solo nell’impero romano i greci disprezzavano i non greci, chiamati barbari e i romani disprezzavano i popoli che avevano sottomesso (tranne forse i greci ma solo per la loro superiorità culturale). Il caso più emblematico di odio viscerale era quello tra i giudei e i vicini samaritani, considerati scismatici perché adoravano lo stesso Dio ma in un luogo diverso da Gerusalemme; lo stesso odio che c’è, ad esempio, tra sunniti e sciiti nel mondo islamico. Oggi in quella terra, dove i samaritani esistono ma sono una minoranza irrilevante, il dramma si consuma tra ebrei e palestinesi con le conseguenze tragiche a cui assistiamo. Si capisce la provocazione di Gesù, in risposta all’esperto di religione ebraica, nell’indicare come prossimo un samaritano e invertendo addirittura i ruoli: non è l’ebreo che deve accogliere il samaritano ma è il samaritano che, senza guardare all’identità del sofferente, lo accoglie e se ne prende cura. Come a dire: ricordati caro esperto del Dio di Israele che prima o poi potresti essere tu ad avere bisogno che qualcuno ti soccorra e in quel momento difficilmente staresti a valutare se il soccorritore è uno dei tuoi o meno; ciò che importa è essere salvato. È questo che invita a fare Gesù per risolvere i conflitti umani: mettiti nei panni di chi giudichi altro per appartenenza etnica o sociale o ad gruppo minoritario per identità di genere; quindi chiediti cosa vorresti quando sei in necessità: rispettare i confini e gli steccati o ricevere l’aiuto necessario? La parabola del samaritano non è altro che l’illustrazione concreta della regola d’oro che Gesù ha formulato per la prima volta in modo positivo: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa è la Legge e i profeti, cioè questa è l’unica forma di religione gradita a quel Dio che pensi di conoscere.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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