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DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024

ASSEMBLEA GENERALE DELLE CONSORELLE DEL RWANDA

Domenica 24 novembre, le consorelle di tutte le comunità presenti in Rwanda, sono convenute a Kabutare per l'assemblea con la Madre Teolinda e sr Corinna. L' assemblea è un momento impegnativo della visita fraterna per una revisione di vita dlle comunità e una progettazione comune per il futuro anche in vista della costituzione della Delegazione rwandese: un cammino da condividere e costruire insieme. Mettiamo nelle mani del Signore ogni desiderio di bene per il futuro della Congregazione in terra rwandese.

Semi di Parola

XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Chi è il mio prossimo? (Lc 10,25-37).
Mentre per un israelita, dopo secoli di riflessione sull’unicità di Dio è abbastanza semplice sapere chi è Dio, poiché lui stesso si presenta come il liberatore di Israele, già all’inizio dei comandamenti, è meno semplice stabilire chi sia il prossimo. C’era, ai tempi di Gesù, una setta ebraica che viveva isolata nei pressi del Mar Morto, per la quale il prossimo (che significa: il più vicino) era solo un membro della setta stessa, mentre tutti gli altri, non solo i non ebrei ma anche gli ebrei non appartenenti alla setta erano l’altro, il nemico, il maledetto da Dio. Non erano solo gli ebrei a pensarla così, ma già solo nell’impero romano i greci disprezzavano i non greci, chiamati barbari e i romani disprezzavano i popoli che avevano sottomesso (tranne forse i greci ma solo per la loro superiorità culturale). Il caso più emblematico di odio viscerale era quello tra i giudei e i vicini samaritani, considerati scismatici perché adoravano lo stesso Dio ma in un luogo diverso da Gerusalemme; lo stesso odio che c’è, ad esempio, tra sunniti e sciiti nel mondo islamico. Oggi in quella terra, dove i samaritani esistono ma sono una minoranza irrilevante, il dramma si consuma tra ebrei e palestinesi con le conseguenze tragiche a cui assistiamo. Si capisce la provocazione di Gesù, in risposta all’esperto di religione ebraica, nell’indicare come prossimo un samaritano e invertendo addirittura i ruoli: non è l’ebreo che deve accogliere il samaritano ma è il samaritano che, senza guardare all’identità del sofferente, lo accoglie e se ne prende cura. Come a dire: ricordati caro esperto del Dio di Israele che prima o poi potresti essere tu ad avere bisogno che qualcuno ti soccorra e in quel momento difficilmente staresti a valutare se il soccorritore è uno dei tuoi o meno; ciò che importa è essere salvato. È questo che invita a fare Gesù per risolvere i conflitti umani: mettiti nei panni di chi giudichi altro per appartenenza etnica o sociale o ad gruppo minoritario per identità di genere; quindi chiediti cosa vorresti quando sei in necessità: rispettare i confini e gli steccati o ricevere l’aiuto necessario? La parabola del samaritano non è altro che l’illustrazione concreta della regola d’oro che Gesù ha formulato per la prima volta in modo positivo: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa è la Legge e i profeti, cioè questa è l’unica forma di religione gradita a quel Dio che pensi di conoscere.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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