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07 Agpsto 2025 Marino Laziale

75 anni di gratitudine: la comunità della Provincia Nostra Signora della Guardia festeggia Madre Teolinda Salemi.

Giovedì 7 agosto 2025, presso la sede della Provincia a Marino Laziale, la comunità si è riunita per celebrare il 75° compleanno della Superiora Provinciale, Madre Teolinda Salemi. Attorno a lei le consorelle delle comunità di Roma e alcuni laici, in un clima di affetto, riconoscenza e familiare fraternità. Alle ore 18.00, la comunità ha elevato la preghiera del Vespro in ringraziamento a Dio per il dono della vita e per il servizio fedele di Madre Teolinda. Un momento semplice e intenso, vissuto nella lode e nell’intercessione condivisa, che ha dato il ritmo spirituale alla serata. Accogliendo l’invito rivolto a tutta la Chiesa da Mons. Zuppi, la Superiora Provinciale ha invitato tutti a recitare una posta del Rosario all’esterno, davanti all’immagine della Madonna, per chiedere il dono della pace nel mondo. Le Ave Maria, proclamate in diverse lingue, hanno espresso l’accorato desiderio di concordia e riconciliazione tra i popoli. La festa è proseguita con una cena-buffet e la tradizionale torta di compleanno, nella splendida cornice del giardino di Marino. Tra sorrisi, ricordi e auguri, la comunità ha rinnovato la propria vicinanza a Madre Teolinda, affidando al Signore i suoi passi futuri e la missione affidata alla Provincia.

Semi di Parola

XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49-53).
Siamo di fronte ad uno degli insegnamenti più ambigui di Gesù. Per comprenderlo è necessario fare riferimento al contesto in cui è avvenuta la sua predicazione: in quell’ambiente, infatti, i legami famigliari erano fondamentali; tutto si faceva in nome del proprio gruppo di appartenenza, per difenderne l’onore e gli interessi. Lo stesso Gesù ha deciso, da adulto, di tagliare con la famiglia trasferendosi altrove. Nel chiamare i discepoli ha chiesto loro di fare altrettanto, come fanno, ad esempio Giacomo e Giovanni nei confronti del padre. In un altro insegnamento scandaloso Gesù, di fronte alla richiesta di seppellire il padre morto dice: lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Ci troviamo, in realtà, di fronte a un linguaggio paradossale, in quanto Gesù sa benissimo che è necessario prendersi cura dei genitori nella loro fragilità e lo dice, ma ciò che contesta è il primato degli interessi di parte che mettono in questione la solidarietà con i deboli e gli ultimi che non fanno parte del proprio “cerchio magico”. Quando dice che non è venuto a portare pace ma divisione, non si sta riferendo alle relazioni tra i popoli, dove vige l’uso della forza e delle armi, ma a quelle tra le persone, in cui ci si attende la priorità per il proprio clan, anche a scapito della solidarietà umana. Il messaggio di Gesù era dirompente, e lo sarebbe diventato sempre di più, all’interno del proprio gruppo etnico, cioè l’ebraismo (la “terra” di cui parla è la “terra d’Israele”), che insegnava a trattare gli altri come nemici o comunque irrilevanti. Questa mentalità è purtroppo rimasta, a volte latente, a volte esplicita nell’identità ebraica. Con la fine delle istituzioni politiche, voluta dai romani, la difesa dell’identità ha seguito per lo più vie non aggressive per mancanza di mezzi adeguati, ma oggi assistiamo ad una forma di affermazione di sé estremamente violenta perché si hanno mezzi a disposizione e un’ideologia di fondo, mai abbandonata, di pretesa di superiorità rispetto agli altri, i goyim, i non ebrei. Gesù, da ebreo (come anche Paolo), ha voluto mettere radicalmente in questione questa pretesa, innescando reazioni all’interno del suo mondo di appartenenza di rifiuto anche violento. Ecco perché parla di divisione e di mancanza di pace. Non per nulla i primi testi cristiani, parlano soprattutto di persecuzione all’interno dell’appartenenza ebraica, a cominciare dal sinedrio nei confronti di Gesù, ma anche da Paolo che, prima di aderire al movimento cristiano, è stato un acceso oppositore di quella che era ritenuta una setta pericolosa per l’identità del gruppo. Questa deriva violenta diverrà tipica anche dei cristiani che si riterranno il nuovo Israele, beneficiario della protezione e benedizione di Dio. Come a dire che il problema non è della singola identità religiosa o politica ma dell’uso che ne facciamo. Se la religione diventa causa di divisione o strumento di violenza, meglio separarsene anche in modo drastico, a costo di innescare reazioni violente da chi non accetta la scelta, piuttosto che essere noi causa di sofferenza per altri in nome di un dio di parte.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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