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8 Settembre

Natività della Vergine Maria: una Festa di grazia e di luce

L’8 settembre, solennità della Natività della Vergine Maria, è una data che risplende di luce e significato per l’Istituto Figlie del Divino Zelo. È in questo giorno che, secondo la tradizione, Padre Annibale Maria Di Francia ricevette la grazia di una visione celeste: vide Maria Bambina, poco prima di lasciare questa terra, come segno di consolazione e conferma della sua opera. Questa festa, così cara al cuore del Fondatore, è anche occasione privilegiata per celebrare le Professioni Religiose, momento in cui il “sì” delle novizie si unisce al fiat di Maria, nella gioia della consacrazione. Quest’anno, la famiglia religiosa si è arricchita di quattro nuove Figlie del Divino Zelo provenienti dal Rwanda, che hanno emesso la loro Prima Professione Religiosa. Con emozione e gratitudine, hanno pronunciato il loro impegno davanti al Signore, alla comunità e alla Chiesa, diventando segno vivo del Rogate che continua a fiorire. Auguri di cuore alle nuove consorelle: che la loro vita consacrata sia sempre illuminata dalla dolce presenza di Maria Bambina e sostenuta dal carisma ardente del nostro Fondatore. Che possano essere, come lui desiderava, “anime ripiene di zelo divino per la salvezza delle anime e per la gloria di Dio”.

Semi di Parola

Dedicazione della Basilica Lateranense - Parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,13-22).
Una delle caratteristiche del primo cristianesimo è quella di non avere luoghi di culto simili al tempio di Gerusalemme o a quelli delle divinità pagane; il rito più importante, l’eucaristia, avveniva nelle case, all’interno di un semplice pasto. Per un po’ i cristiani di origine ebraica che vivevano in Palestina andavano ancora al tempio e lo fecero finché il tempio è esistito, ma quelli di origine pagana non andavano più nei loro templi. Da questo nuovo modo di vivere il rapporto con Dio, laico e profano, nacque l’intuizione che non c’era più bisogno di templi ma, come dice Gesù alla Samaritana, era arrivato il tempo in cui non si doveva più adorare Dio in un luogo fisico ma in spirito e verità. Anzi, l’unico luogo terreno in cui Dio poteva essere incontrato era la persona di Gesù e, dopo la risurrezione, la comunità dei suoi discepoli descritta come corpo di Cristo e come tempio spirituale. Solo quando il cristianesimo si pensò come sostituto degli antichi culti, anche in rapporto allo Stato, si sentì l’esigenza di edificare luoghi di culto grandi e splendidi, a cominciare dal luogo di cui si ricorda oggi la dedicazione, cioè la Basilica del Laterano, costruita da Costantino e destinata alle celebrazioni del vescovo di Roma. Ma anche verso luoghi come questo ci furono reazioni di personalità profetiche, spesso perseguitate, che ne denunciavano la deviazione della funzione: da luoghi di preghiera e culto a Dio spesso diventavano simboli di potere e oppressione. La parola di Gesù nei confronti del tempio di Gerusalemme è risuonata sempre come monito anche verso i templi cristiani, ogni volta che i loro gestori (troppo spesso è avvenuto nella storia e c’è sempre il pericolo che accada ancora oggi e in futuro) dimenticavano di dovere esser testimoni e annunciatori di colui che i capi del tempio hanno ucciso e, anzi, perseguitavano chi voleva tornare alla radicalità evangelica. Ciò che dice Gesù a proposito del vero tempio di Dio, che è anzitutto Lui come incarnazione della Sua Parola ma lo è anche ogni uomo creato a sua immagine, così come lo è la comunità umana di cui la chiesa è sacramento, risuona tutt’oggi come monito per chi vuol fare della religione e dei suoi apparati uno strumento di potere e dominio sugli altri, mentre Gesù ci ricorda, attraverso il discepolo che più lo ha compreso nell’intimo, che non si può amare o adorare il Dio che non si vede se non si ama e non si serve e custodisce il fratello che si vede, più importante di ogni tempio o struttura edificati per la gloria di Dio.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo