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19 dicembre - Oria

Centro S. Benedetto di Oria vincitore concorso nazionale

“Chiudiamo la Forbice. Dalle diseguaglianze al bene comune: una sola famiglia umana” Giovedì 19 dicembre 2019 a Roma presso la sede Nazionale dell’Azione Cattolica in via Aurelia si è svolto il Seminario “Diseguaglianze: cambiare qui ed ora” organizzato dai promotori della Campagna “Chiudiamo la forbice. Dalle diseguaglianze al bene comune: una sola famiglia umana”. Obiettivo della campagna è quello di garantire ad ogni donna e ogni uomo che vive su questo pianeta, di questa generazione e delle generazioni future, la possibilità di vivere una vita dignitosa e piena, libera dalla paura e dal bisogno, superando le disuguaglianze economiche, sociali e culturali. All’iniziativa sono intervenuti Azione Cattolica Italiana, Acli, Caritas Italiana, Coldiretti-Fondazione Campagna Amica, Comunità Papa Giovanni XXIII, Earth Day Italia, Fondazione Finanza Etica, Focsiv, Missio, Sermig-Arsenale della pace, testimoniando il proprio impegno di animazione e sensibilizzazione sui temi della povertà e delle diseguaglianze su tutto il territorio nazionale. Nel corso del seminario è avvenuta anche la premiazione dei vincitori dei 3 concorsi (a livello nazionale) “Chiudiamo la Forbice” nelle categorie di disegno, fotografia e video. L’obiettivo era rappresentare e trasmettere in modo efficace i temi della Campagna attraverso un elaborato. Il CENTRO SAN BENEDETTO ( Istituto Figlie del Divino Zelo) di Oria con il suo Centro Socio Educativo Diurno per Minori è VINCITORE del concorso nella categoria Disegno. La premiazione è stata condotta da Roberta Cafarotti di Earth Day Italia e il disegno del CENTRO SAN BENEDETTO dal titolo “Diamo un taglio alle distanze” ha vinto il concorso per la seguente motivazione: “E’ un disegno ricco, come il mondo dei ragazzi: E’ molto più di un logo, le emozioni emergono, hanno colori ed espressioni, il disegno racconta che è possibile unirsi per dare un taglio al divario”. Presenti al seminario per ritirare il riconoscimento, la Madre Superiora Arlene Cayao e la Dott.ssa Federica Desiato, Psicologa e Coordinatrice del Centro San Benedetto , le quali ,nel corso del loro intervento, hanno dichiarato: “Tagliare le distanze è il compito del missionario e del buon operaio…. Il concetto fondamentale che abbiamo voluto trasmettere nel nostro elaborato è che solo insieme possiamo chiudere il divario. La forbice è fatta in due parti: da una parte la povertà sia materiale che interiore, dall’altra la ricchezza. E’ solo dall’incontro delle parti che si chiude la forbice. Come simbolo sono state usate le emoji per trasmettere un messaggio universale”. Il CENTRO SAN BENEDETTO di Oria attualmente comprende: - La Comunità Educativa per Minori “Gardenia” - Il Centro Socio Educativo Diurno per Minori “Perla” - La Comunità Alloggio Dopo di Noi “Gardenia” Dott.ssa Federica Desiato Psicologa del Centro San Benedetto

Semi di Parola

IV Domenica di Pasqua – Anno C - Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27-30).
L’immagine che Gesù usa per parlare dei suoi reali ed eventuali discepoli deve essere capita nel contesto storico e culturale in cui viveva, altrimenti si rischia di far passare Gesù per un demagogo populista per il quale le masse sono solo un gregge di pecore senza cervello e bisognose di chi le comandi. Nei tempi antichi, quando possedere molte pecore era segno di ricchezza e prestigio, era normale che un re o un capo si paragonasse a un pastore, ritendo così il popolo come sua proprietà. L’essere pastore dava diritto di vita o di morte sul proprio gregge e non c’era nessun dubbio, da parte di chi era governato, sul fatto che altri dovessero decidere sulla propria sorte. Nel momento in cui Gesù usa questa metafora, che era perfettamente comprensibile da parte dei suoi uditori, ne capovolge radicalmente il senso: non sono le pecore a garantire il potere economico del pastore ma è il pastore a dare la vita alle pecore, anzi, addirittura a donare la vita per le pecore stesse. Mentre per un re i sudditi sono solo numeri che determinano l’effettiva forza nei confronti degli avversari, Gesù conosce i discepoli, ha con essi un rapporto personale e intimo. Per questo i discepoli ascoltano la voce di Gesù e lo seguono. La logica di Gesù è all’opposto di quella del mondo: parafrasando una famosa frase di Kennedy, non conta ciò che le pecore possono fare per il pastore ma ciò che il pastore fa per le pecore. In questo periodo si discute su come debba essere il papa. La risposta, che vale non solo per lui ma anche per ognuno che è chiamato ad una responsabilità verso altre persone (preti, genitori, educatori, politici e così via) sta in quello che Gesù dice e che vale in ogni tempo, anche oggi che non ci dovrebbero essere più sudditi ma cittadini, non più seguaci obbedienti ma comunità che fanno strada insieme (è il significato della parola sinodo!): il pastore conosce le pecore, chi guida sa chi sono quelli che deve accompagnare nella propria crescita umana e spirituale. Il vero dramma accade quando chi pensa di saper guidare proietta sugli altri i propri schemi mentali, le proprie convinzioni che assurgono a verità indiscutibili e non sa cogliere le domande vere che nascono da chi desidera vivere in pienezza e sogna la felici tà o, per dirla con Gesù, la gioia. Essere pastori nello stile di Gesù non significa tanto fare l’inventario di quante pecore si possiedono o dare loro direttive ma piuttosto impegnarsi ogni giorno perché non si perdano per la mancanza di senso e ogni pecora sia conosciuta e ascoltata realmente, perché ritenuta capace di scegliere per perseguire la propria realizzazione, senza sentirsi imporre da altri, che non conoscono la sua storia, le sue ferite e le sue speranze, ciò che deve o non deve fare.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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