Ultime Notizie

Lo dicono i bambini:

a Casavatore andrà tutto bene

#restaacasa. Lo slogan che ormai ci accompagna da più di un mese e che in sé racchiude così tanti sentimenti che me lo immaginerei come una diga in piena che sta per strabordare. Ma per i nostri bambini RESTA A CASA cosa significa? RESTA…la parola ed azione che ognuno di loro preferirebbe quando incontrano, desiderano o purtroppo sognano mamma e papà! CASA… non sanno rispondere, sono confusi, oppure danno una propria interpretazione all’idea di casa calda ed accogliente con i genitori che ti accarezzano e ti dicono stringendoti forte #ANDRATUTTOBENE! E QUINDI PERCHE NEGARGLIELO?! Siamo tutti uguali, figli di Dio ed aventi gli stessi diritti! Quindi noi dell’Istituto Figlie del Divino Zelo di Casavatore ci siamo impegnati ancora una volta con tutte le nostre energie positive, per far sì che questo periodo per i nostri bambini trascorra come una serie di momenti felici nella “famiglia” che per il momento è stata scelta per loro. Una giornata all’insegna dell’informazione per sconfiggere l’animaletto “CORONA”, seguendo le regole e dimostrando quanta forza l’essere umano può trasmettere partendo da un gesto sociale ed unendoci a tutti gli altri. Un lenzuolo grandissimo con disegnati i visi dei nostri bambini, un enorme arcobaleno creato con le loro mani colorate di gioia ed ingenuità accompagnate dai tratti rosei del viso della Madonna, Madre di tutti che ci accompagna lungo il nostro cammino. Tempere, pastelli, urla, gioia, giochi, scherzi, questi sono i nostri piccoli…uomini e donne del futuro che noi dell’Istituto ci impegniamo a formare trasmettendo i valori che un giorno potranno aiutarli a garantirsi un futuro migliore! Siamo sicuri che ne usciremo più forti ed uniti di prima. Educatrice professionale Daiana Marotta

Semi di Parola

III Domenica di Avvento – Anno A - Il più grande fra i nati di donna (Mt 11,2-11).
Gesù aveva grande ammirazione per Giovanni perché lo riteneva un uomo che non cedeva a compromessi con il potere. Se Giovanni si trovava in prigione è perché aveva criticato apertamente Erode e, se anche se Erode lo temeva e forse poteva essere manipolato dal suo carisma, Giovanni non ne ha approfittato ed ha preferito abitare piuttosto nel deserto e fuori dai palazzi che contano perché credeva nelle sue idee e non barattava il servizio a Dio con privilegi illusori. La grandezza di Giovanni emerge anche dalla sua crisi e dai suoi dubbi: non ha avuto paura né vergogna di chiedere a Gesù se era realmente la risposta a tutte le sue attese, la motivazione che ha condizionato la sua vita fino a metterlo ora in pericolo di morte. Gesù indirettamente lo conferma descrivendogli ciò che lui sta compiendo, quelle opere che sono segno dell’irruzione del Regno di Dio: la guarigione dei malati e la centralità dei poveri e degli ultimi. Forse Giovanni si aspettava dei segni più eclatanti, il rovesciamento radicale delle strutture di ingiustizia della società; tuttavia, già la storia di Israele prima di Cristo, con la lotta dei fratelli Maccabei con cui si era affermato un governo fatto in nome di Dio con dei re sacerdoti, aveva dimostrato che le buone intenzioni inziali avevano lasciato il posto ad una dinastia che si reggeva sulla violenza e il dispotismo, gli Asmonei, che avevano portato poi al potere Erode e i figli, che facevano anche peggio dei predecessori. L’unico modo per combattere e vincere la violenza, quindi, è non compierne altra; Gesù ha deciso di percorrere l’unica strada che può portare al cambiamento: il servizio e la cura delle membra sofferenti dell’umanità. È questa la vera rivoluzione che può salvare, non quella dell’uso della forza, anche se si pensa di difendere la giustizia e la dignità umana; e questo vale anche per tutte le rivoluzioni fatte in nome dei poveri che hanno causato solo lutti e istaurato regimi totalitari. Ecco perché il più piccolo del Regno di Dio è più grande di Giovanni: solo accettando la logica di Dio, che non si impone con la forza ma con l’amore si può creare un mondo nuovo. Il cinismo di chi vede solo il sopruso dei forti impedisce di vedere l’altra faccia della storia: è vero che il mondo è attraversato dalla violenza ma è altrettanto vero che tanti hanno fatto una scelta diversa e hanno impedito all’umanità di precipitare nel caos. Se si guarda a queste persone, i piccoli del regno di Dio, che nel linguaggio cristiano si chiamano santi ma che potremmo definire persone giuste, anche se non appartengono ad una religione specifica, ci possiamo accorgere che c’è ancora spazio per la speranza, come Gesù ha voluto far comprendere a Giovanni.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

libreria del santo