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8 Ottobre - Oria

Felice 60° anniversario sr Dolores e sr Geltrude!

Pochi giorni fa giovedì, 8 Ottobre abbiamo festeggiato il 60° anniversario di vita consacrata di Sr Dolores e sr Geltrude. La mattina dello stesso giorno il parroco Don Francesco ha celebrato nella cappella del centro sociale Annibale Maria di Francia la s. Messa in onore delle festeggiate insieme alle consorelle del centro San Benedetto e molti altri amici. Dopo poco nel salotto dello stesso centro è stato allestito un piccolo buffet con dolci e bevande calde. Sr Dolores e Sr Geltrude hanno manifestato la loro gioia e commozione ai presenti, ben felici di partecipare ad una tappa così importante. Anche il personale educativo del centro sociale e le mamme hanno voluto festeggiare l'anniversario di sr Dolores con cui condividono la vita di comunione. Grazie all'aiuto di sr Sherly che ci ha inviato del materiale fotografico relativo alla vita religiosa di sr Dolores è stato realizzato un cartellone con le immagini che la ritraggono nei momenti più rilevanti. Le educatrici e le mamme hanno preparato un buffet di dolci e tanti palloncini per la piccola festa e hanno regalato un' orchidea bianca simbolo di purezza. Chiaramente sr Dolores non si è presentata a mani vuote e ha preparato per noi dei panini e dei tramezzini, a dimostrazione della sua grande generosità. Auguriamo a Sr Dolores e a Sr Geltrude ancora una vita piena e illuminata sempre dal sostegno del Signore, perché le custodiscano e proteggano sempre. Rossana Martellotta La serata si è conclusa con una grande cena, un momento di gioia e unione spirituale che ha coinvolto la nostra intera famiglia. La Coordinatrice Dott.ssa Federica Desiato

Semi di Parola

XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C - Sono venuto a gettare fuoco sulla terra (Lc 12,49-53).
Siamo di fronte ad uno degli insegnamenti più ambigui di Gesù. Per comprenderlo è necessario fare riferimento al contesto in cui è avvenuta la sua predicazione: in quell’ambiente, infatti, i legami famigliari erano fondamentali; tutto si faceva in nome del proprio gruppo di appartenenza, per difenderne l’onore e gli interessi. Lo stesso Gesù ha deciso, da adulto, di tagliare con la famiglia trasferendosi altrove. Nel chiamare i discepoli ha chiesto loro di fare altrettanto, come fanno, ad esempio Giacomo e Giovanni nei confronti del padre. In un altro insegnamento scandaloso Gesù, di fronte alla richiesta di seppellire il padre morto dice: lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Ci troviamo, in realtà, di fronte a un linguaggio paradossale, in quanto Gesù sa benissimo che è necessario prendersi cura dei genitori nella loro fragilità e lo dice, ma ciò che contesta è il primato degli interessi di parte che mettono in questione la solidarietà con i deboli e gli ultimi che non fanno parte del proprio “cerchio magico”. Quando dice che non è venuto a portare pace ma divisione, non si sta riferendo alle relazioni tra i popoli, dove vige l’uso della forza e delle armi, ma a quelle tra le persone, in cui ci si attende la priorità per il proprio clan, anche a scapito della solidarietà umana. Il messaggio di Gesù era dirompente, e lo sarebbe diventato sempre di più, all’interno del proprio gruppo etnico, cioè l’ebraismo (la “terra” di cui parla è la “terra d’Israele”), che insegnava a trattare gli altri come nemici o comunque irrilevanti. Questa mentalità è purtroppo rimasta, a volte latente, a volte esplicita nell’identità ebraica. Con la fine delle istituzioni politiche, voluta dai romani, la difesa dell’identità ha seguito per lo più vie non aggressive per mancanza di mezzi adeguati, ma oggi assistiamo ad una forma di affermazione di sé estremamente violenta perché si hanno mezzi a disposizione e un’ideologia di fondo, mai abbandonata, di pretesa di superiorità rispetto agli altri, i goyim, i non ebrei. Gesù, da ebreo (come anche Paolo), ha voluto mettere radicalmente in questione questa pretesa, innescando reazioni all’interno del suo mondo di appartenenza di rifiuto anche violento. Ecco perché parla di divisione e di mancanza di pace. Non per nulla i primi testi cristiani, parlano soprattutto di persecuzione all’interno dell’appartenenza ebraica, a cominciare dal sinedrio nei confronti di Gesù, ma anche da Paolo che, prima di aderire al movimento cristiano, è stato un acceso oppositore di quella che era ritenuta una setta pericolosa per l’identità del gruppo. Questa deriva violenta diverrà tipica anche dei cristiani che si riterranno il nuovo Israele, beneficiario della protezione e benedizione di Dio. Come a dire che il problema non è della singola identità religiosa o politica ma dell’uso che ne facciamo. Se la religione diventa causa di divisione o strumento di violenza, meglio separarsene anche in modo drastico, a costo di innescare reazioni violente da chi non accetta la scelta, piuttosto che essere noi causa di sofferenza per altri in nome di un dio di parte.

La Preghiera della Memoria

Attraverso i volti e la storia.

Belvedere del Rogate

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